RIDON DANTE
La mia mostra è dedicata al Sommo Poeta Dante Alighieri, in occasione del settimo centenario dalla morte.
Il Medioevo, o la sua “fine prossima” in cui si trovò a vivere fu un periodo ricco di contraddizioni ma anche di invenzioni.
L’opera del Sommo viene ad essere per noi testimonianza di una grande consapevolezza ed anche di una sorta di critica ad alcuni aspetti sociali del tempo: criticò un papa poiché inetto e indeciso come Celestino V, criticò tramite la descrizione immensamente commuovente delle terzine su Paolo e Francesca nel quinto canto il fatto che due innamorati non potessero stare insieme, poiché sconveniente e non approvato dalla società intera; noto’ come le metodologie pittoriche giottesche fossero all’avanguardia e innovative. E molto altro ancora della società e dei vizi del suo tempo.
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Questa consapevolezza secondo me fece di Dante un grande osservatore, tanto da riuscire tramite la Divina Commedia a restituire l’immagine di una mente attenta, indipendente, lucida.
Una mente in grado di darsi una grande soddisfazione nel creare un’opera come la Divina Commedia.
In secoli in cui il potere era detenuto da Chiesa, casate oligarchiche ed Imperi dinastici, forse fu addirittura inizialmente percepito come pericoloso comporre una narrazione che parte proprio dalle basi del pensiero cristiano, per sfociare in visioni e riflessioni così funzionali alla nascita e crescita nonché diffusione di un pensiero critico.
Sappiamo che il pensiero critico ha sempre dato problemi ai grandi poteri, fino al paradosso di Galileo Galilei, e fino alle grandi rivoluzioni contro monarchi inaugurate dagli Inglesi e poi sparsesi a macchia d’olio in tutta Europa, con la nascita del pensiero illuminista e del metodo scientifico come materializzazione di un bisogno di logica e coerenza nella vita della Società.
Nell’immaginario collettivo il Medioevo purtroppo viene visto e trattato come un periodo “buio” e retrogrado che finisce negli anni dell’inizio della ” conquista” occidentale di gran parte dell’America Latina. Questo fatto già ci parla di un’ottica innanzitutto prettamente eurocentrica ed incentrata su un mezzo di “appropriazione di territori” e potere che poco ha da spartire con il rispetto dei popoli e dei territori che divennero “estensioni europee”; inoltre lo scarso studio del Medioevo ci porta ad una idea limitata dell’insieme di invenzioni e creazioni sociali, culturali e tecnologiche a cui tutt’ora molto dobbiamo.
Per citarne alcune: mulini, lenti, notazione musicale, metodologie di vassallaggio con risvolti di mutua protezione delle parti coinvolte ma senza ingerenze o collusioni mafiose, il sistema prospettico, sistemi bancari internazionali ed assegni ( che già nacquero con i pellegrini nell’anno 1100 circa, per non essere vittime di briganti e ladri nei loro spostamenti), e molto altro ancora.
Insomma il Medioevo è sottovalutato, e secondo me altrettanto sottovalutato è il divertimento, la soddisfazione e l’estasi creativa che deve avere accompagnato il Sommo nel suo lavoro.
Perciò ho deciso di intitolare “RidonDante” la mia mostra:
il gioco di parole vuole racchiudere il nome del Poeta in un aggettivo che esprime la densità delle informazioni che la Divina Commedia ci offre e la enorme fantasia e creatività delle “visioni ” di Dante, nonché il fatto che egli , contrariamente alle immagini pensierose e cupe che si producono e si sono prodotte (persino Boccaccio ci parla di un carattere scuro e di un atteggiamento schivo) probabilmente fu molto “ridente” di soddisfazione per il lavoro fatto. Magari all’esterno non si poté notare, ma azzardo a sottolineare con la mia mostra e col gioco di parole contenuto nel titolo , che l’immagine che dovremmo avere probabilmente dovrebbe essere meno corrucciata.
È vero, fu esule e tradito dalla sua città, ma se consideriamo la Psicologia e l’argomento della “Scrittura come riparazione” occorre ammettere che egli ha potuto con la sua opera, colmare i suoi “vuoti affettivi” a tutti gli effetti.
Gli Stilnovisti erano già poeti innovatori, ma Dante li integro’ e li oltrepassò in un’opera che risplende di consapevolezza e inventiva eccezionali.
Perciò vorrei promuovere una Immagine di Dante ridente.
Ridente poiché geniale come il Medioevo stesso, malgrado l’idea comune. Ridente poiché internamente abbastanza libero e sapiente da creare un’opera che partisse dalle basi del pensiero Cristiano per superarlo ed approdare ad una visione moderna che comprendesse domande ed allusioni “scomode”.
Ridente poiché certo di aver fatto del proprio meglio per apportare alla umanità intera un’opera che descriva un viaggio che è stato, è , e sarà di tutti.
Compresi i giovani che lo studiano e lo apprezzano ora a scuola: non ancora arrivati al ” mezzo del Cammin di nostra Vita”, ma che tramite la Divina Commedia possono toccare con mano quanta determinazione sia possibile applicare al sapere ed al comunicare.
Il mio stile pittorico inoltre, che si basa sulla colatura di smalto,contiene anch’esso una ridondanza: infatti non è il disegno la base della mia opera , ma la risultante del disegno ricoperto di vernice, dopo che la colatura è finita, che permette di vederlo come prodotto di una idea e del movimento necessario a renderla visibile.
Grazie della cortese attenzione.
Studi su William Blake
Queste opere sono interpretazioni e studi ad acrilico e smalto delle illustrazioni della Divina Commedia di William Blake. Dimensioni dei pannelli 33×33